Il colossi delle vendite
Il top è quando entriamo nel supermarket, luogo di culto che non manca in nessun centro commerciale, dove ci aggiriamo tra gli scaffali immersi nelle offerte 3X2, nelle confezioni multiple che “non possiamo lasciarci sfuggire”; spingiamo il carrello e ci lasciamo trasportare dalle indicazioni lampeggianti, dalle scatole invitanti, dall’idea che ci siamo fatti attraverso una pubblicità vista in TV, e spesso compriamo anche quel che non è affatto necessario. Anche adesso, in piena crisi economica.
Sono quei colossi delle vendite che noi abbiamo contribuito ad arricchire e che, con la nostra complicità, hanno ucciso i negozi; quelli, per intenderci, in cui si scambiavano 4 chiacchiere tra gestore e cliente, ci si informava delle rispettive famiglie e si sapevano tutte le ultime notizie del quartiere attraverso la voce del popolo, non dagli organi di informazione pilotati e schierati politicamente. Quei deliziosi negozietti in cui, se clienti abituali, si poteva avere un occhio di riguardo: la fettina di carne più tenera per il bebè, il prosciutto più buono, le mele più succose.
I negozi di quartiere
Siamo in molti a pensarlo, eppure continuiamo ad andarci. In questo modo contribuiamo all’ennesima chiusura dei negozi di quartiere: il macellaio, il panettiere, il salumiere, il fruttivendolo, la merceria, la videoteca, la cartoleria e, negli ultimi tempi, perfino le edicole grazie al massiccio uso che facciamo di internet; si, proprio quelle dove molti di noi hanno comprato decine e decine di figurine panini per i loro figli, oggi immersi in un mondo virtuale, e infiniti numeri di paperino.
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