Il Giornalismo è morto, qualcuno se n’è accorto?

A giudicare dai titoli che alcune testate appioppano alle notizie, con l’intento di incuriosire il lettore, il decadimento del giornalismo è ormai evidente. Fare informazione è un compito importante, un tempo quasi “nobile”, ma negli ultimi tempi sembra che contino solo le visualizzazioni (e i guadagni a esse legati), piuttosto che i contenuti.

Il giornalismo è morto
Il giornalismo è morto

Gli acchiappaclick

Ho sempre creduto che un articolo possa colpire più con una riflessione, o una semplice frase espressa in modo intelligente e accurato, da una esposizione dei fatti chiara e onesta piuttosto che da un titolone a effetto, inducendo così le persone a proseguire con interesse la lettura. Oggi invece gran parte dei “giornalisti“, soprattutto sul web, scrive quasi sempre con altri intenti.

Certo, se ci sono, ben vengano valanghe di click; tuttavia, scrivere esclusivamente con l’idea del guadagno non è una buona cosa. I compensi sono importanti, ma la scrittura? Che fine ha fatto l’impegno, la passione, il voler fare “informazione” oltre che “visualizzazione”?

Molte testate online pubblicano prevalentemente articoli di gossip, politica e cronaca nera, quest’ultima possibilmente “arricchita” dai particolari più truculenti o scandalistici: migliaia di “notizie” quotidiane, condite di immagini violente o scabrose, rimaneggiate in un’infinità di versioni, oltre a bufale pazzesche che ormai pochissimi si preoccupano di andare a verificare.

Il giornalismo oggi

E che dire dei pettegolezzi (sponsorizzati, per ottenere visibilità) sui personaggi famosi che suscitano valanghe di commenti, soprattutto su Facebook? E quelle sulla politica, giunte a livelli pazzeschi tanta è la cattiveria diffusa sul web per danneggiare il “nemico?”? In poche parole, il caos.

Decisamente scarsi, invece, quelli che leggono volentieri anche altre cose, mai messe in rilievo come tutto il resto: scienza, musica, arte, astronomia, mostre, curiosità varie e magari, perchè no, un pò di notizie positive; di quelle, per intenderci, che rincuorano e fanno ben sperare per il futuro. E tutti sappiamo quanto ne abbiamo bisogno, in questo momento così incerto e nebuloso.

Che informazione è, se tali argomenti sono meno evidenziati, o addirittura nascosti? Ormai lo sappiamo tutti che il web è regolato da strani algoritmi che “pompano” in alto quelli più cliccati e commentati, dunque che informazione è se i motori di ricerca mettono quelle news in posizioni di rilievo perchè, tanto, “chi mai leggerà quella notiziola curiosa, poco rilevante, di cui certamente si interessa solo una esigua minoranza?”

Non che ci sia qualcosa di male, in fondo si vende un prodotto e chi scrive dà alla gente ciò che vuole leggere, così come la TV dà ciò che vuole guardare: per molti infatti è uno svago, un passatempo, evasione, divertimento, informazione; per altri, invece, solo spazzatura.

Dove sono finiti quei giornalisti di una volta, immersi in un mare di fogli appallottolati, con la sigaretta penzolante tra le labbra e la lampada posizionata sulla macchina da scrivere? Dove sono finiti quei cronisti in cerca della verità che, impermeabile e macchina fotografica a tracolla, si recavano immediatamente sul posto in cui era accaduto il “fatto”, anche sotto la pioggia battente, chiedevano informazioni ai presenti, prendevano appunti e poi ne facevano una fedelissima, onestissima cronaca, nonostante non guadagnassero cifre astronomiche? Oggi è tutta un’altra storia!

Il giornalista: una figura ormai sorpassata

Una figura “antica”, sorpassata, preistorica: scrivere per profitto è ben diverso da chi lo fa con passione, trascinato dall’entusiasmo piuttosto che da mire economiche o, peggio, da ideologie politiche che danno alle notizie versioni mai oneste, trasparenti, “pulite”, scevre da ogni condizionamento. Il giornalismo è morto, questa è l’amara, tristissima verità: pochi, però, sembra che se ne siano accorti.

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