Per lo straniero, tutte le pietanze del mondo a Milano
Ogni straniero si sente a casa sua, a Milano. Come mai? Forse perchè in ogni angolo, comunitari ed extracomunitari possono trovare le pietanze delle loro tradizioni gastronomiche. Infatti è ricchissima, anzi straripa letteralmente di ristoranti di ogni regione d’Italia (pugliesi, calabresi, napoletani, lucani e siciliani, friulani, toscani, valdostani, veneti, sardi, liguri ecc); e stranieri (russi, coreani, cinesi e giapponesi, indiani e turchi, messicani e tailandesi), fino ad arrivare ai vegetariani, ai vegani, agli intolleranti al glutine, al lattosio e chissà a cos’altro.
Tutto il mondo in tavola e poi, chi manca? Il milanese! Ma come: e gli ossobuchi col risotto, la cassoeula e la mitica cotoletta, che fine hanno fatto? Forse qualche ristorantino resiste in qualche viottolo lastricato del centro, nascosto tra antichi palazzi e riservato solo a pochi fortunati e ricchissimi mortali, chissà!
In città si trova ormai di tutto: dal fast food famoso al sushi più estroso (e costoso) tranne che la classica trattoria milanese a conduzione familiare, di cui era tanto ricca un tempo. La multietnica, modernissima e accogliente Milano – pare ormai evidente – pur di non far sentire a disagio gli stranieri, ha scelto di far sentire straniero il milanese.
I bar della città
Perfino i bar non sono più gli stessi. Come il mitico bar “Gino”, rilevato di recente da due fratelli con gli occhi a mandorla. Per chi non lo sapesse, il “Gino” in questione era il ladruncolo di scooter, un teppistello della periferia milanese che bazzicava in zona Giambellino, di cui parla Giorgio Gaber nella canzone “La ballata del Cerutti“, uscita nel 1960.
Il vecchio bancone in radica e noce, il biliardo sul retro, e perfino l’insegna originale del 1950 sono stati smantellati senza pietà, per far posto al nuovo arredamento, tutto sui toni del giallo e arancione, e si chiama “BAR MASURI”. Un altro pezzo di Milano cancellato come tanti altri, senza neanche troppi rimpianti. Un pizzico di malinconia è inevitabile: cosa ne possono sapere i due fratelli cinesi, del Cerutti Gino?