Con quelle scarpe non ci facciamo nemmeno ginnastica

Con quelle scarpe non ci facciamo nemmeno ginnastica

Alla fine degli anni 60 le scarpe da ginnastica si usavano (appunto) per “fare ginnastica“. I negozi in cui le vendevano erano pochi, dedicati a chi praticava qualche disciplina sportiva o per gli studenti. I meno agiati optavano per le Superga, blu o bianche, mentre i più chic e danarosi si potevano permettere le mitiche Adidas, quelle con le famose tre strisce su un lato (ancora oggi emblema del marchio), e le Puma.

Con quelle scarpe non ci facciamo nemmeno ginnastica
Con quelle scarpe non ci facciamo nemmeno ginnastica

Al di sotto di queste c’erano solo scarpe in tela, semplici semplici, che costavano pochissimo sulle bancarelle dei mercati. I più fantasiosi, per renderle speciali e sentirsi “diversi” ci disegnavano sopra una piccola scritta oppure un cuoricino, dei fiori, simboli strani e roba del genere; a volte la stessa cosa avveniva sulle magliette, per “personalizzarle“.

I marchi famosi

Oggi invece com’è la storia? Entriamo in un grande negozio di scarpe dal marchio prestigioso, dove veniamo accolti da commessi fastidiosamente saltellanti, allegri e pieni di energia che ti danno subito del tu anche se hai 80 anni.

La musica intanto sovrasta le voci, per cui devi urlare se vuoi far capire cosa stai cercando, alle pareti celebri personaggi dello sport ammiccano sorridenti; i volti e l’abbigliamento che indossano ti convincono che sono belli, ricchi e famosi grazie alle Nike, le Puma, le Adidas o le All star. Quindi, DEVI averle anche tu!

Centinaia di scarpe colorate, alcuni modelli veramente bizzarri (e, diciamolo francamente) dall’aria decisamente scomoda, stanno appese alle pareti. Specchi e altri articoli sono sparsi dappertutto; calze, cappellini, cinture, palloni, polsiere, fasce tergisudore, portachiavi in posizione strategica vicino alle casse.

E noi genitori, figli, nonni, sorelle, fratelli, grandi e piccoli – tutti rigorosamente con le scarpe da ginnastica firmate ai piedi – compriamo anche quelli prima di uscire, un oggetto qualsiasi perchè non possiamo fare a meno di quel “brand” (come si suol dire oggi) stampato ovunque.

Scarpe da ginnastica costosissime

Alla fine usciamo dal negozio con (se ci va bene) almeno 150 euro in meno in tasca o sulla carta di credito, ma soddisfatti.

Non pensiamo che quelle scarpe valgono si e no 50 euro, mentre con gli altri 100 paghiamo QUEL nome stampato su un lato e tutto quel che rappresenta: paghiamo il commesso saltellante e fastidioso, la musica sparata a manetta, i divi dello sport e dello spettacolo, l’arredamento del negozio, le luci psicadeliche, il lusso in cui vivono gli stilisti e i dirigenti delle aziende che le hanno create.

E pensare che, con quelle scarpe – tranne rare eccezioni – non ci facciamo nemmeno ginnastica.

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