Alberi cocciuti e determinati
Affondano le loro radici con ostinazione, penetrano attraverso il cemento fino ad arrivare nelle profondità della terra, da cui traggono nutrimento e acqua. Sopportano perfino la mancanza di luce, si piegano in pose strane pur di riceverne almeno un raggio di tanto in tanto.
Anche il vento fa la sua parte: alcuni di questi alberi crescono sul limitare della spiaggia, in una posizione piuttosto infelice: folate impetuose li spingono progressivamente verso il mare, piegando la loro chioma; e si allungano, si torcono fino a sfiorare la strada con i rami. La luce li mantiene in vita e loro, che ne sono consapevoli, fanno di tutto per riceverne abbastanza e continuare così a vivere.
Alcuni sono alti, imponenti, robusti; altri invece sottili, elastici, con chiome che ondeggiano a ogni soffio di vento, comunque resistenti. Altri ancora sono antichissimi ma straordinariamente vitali. In perfetta salute anche dopo centinaia di anni, sopravvissuti indenni alle carestie, alle pestilenze, alle guerre che hanno ucciso milioni e milioni di uomini, restando ben attaccati alle loro radici.
Non si sono lasciati scalfire neppure dalle più violente tempeste, dai terremoti, dalle calamità naturali avvenute nel corso dei secoli, e perfino all‘incuria degli esseri umani. Quelli che non hanno mai dato valore alla natura da cui sono circondati, dimostrando un assurdo disinteresse.
Quanta forza in un albero
Dopo tantissimo tempo, sono ancora lì a dimostrarci che l’amore per la vita è un ciclo che si rinnova e mai si interrompe: la linfa vitale di cui si nutrono continuerà a scorrere nei loro rami ancora a lungo, come non ammirarli, o addirittura invidiarli un pò? Quanti di noi vorrebbero essere come quegli alberi, possedere la loro autorevolezza, la resistenza, la vitalità inesauribile?
Invece, noi esseri umani siamo tutto il contrario: alle prime difficoltà, alle inevitabili sofferenze che la vita ha in serbo per tutti, ci pieghiamo lasciandoci travolgere dalle tempeste e dalle calamità. In alcuni casi ci arrendiamo passivamente lasciandoci strappare foglie, fiori e frutti, fino a restare completamente nudi.
Non siamo neppure capaci di aggrapparci tenacemente alle nostre radici, di lottare per restare ancorati saldamente al suolo. E ci lasciamo andare.
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