Ignaz Semmelweis: l’uomo che ci insegnò a lavare le mani

Ignaz Semmelweis: l’uomo che ci insegnò a lavare le mani

Questa è la storia di un uomo che ha salvato molte vite, donne e neonati. Il nostro aspirante eroe si chiamava  Ignaz Semmelweis (nato nel 1818) medico ungherese, professore assistente alla Johns Hopkins School of Public Health. L’indagine scientifica era parte della sua missione come medico, in un tempo che viene descritto come “l’inizio dell’età d’oro del medico scienziato”, quando si cominciava a pretendere che avessero anche una formazione scientifica.

Ignaz Semmelweis
Ignaz Semmelweis: fonte Pixabay

Ignaz Semmelweis, il salvatore delle madri

In quegli anni molti medici cominciarono a pensare alla malattia in modo diverso, guardando all’anatomia, non solo come a uno squilibrio causato dagli spiriti maligni o dall’aria cattiva. Le autopsie divennero sempre più comuni, con grande interesse verso numeri e raccolta di dati.

Il giovane Dr. Semmelweis non fece eccezione. Quando si presentò per il suo nuovo lavoro nella clinica di maternità presso il General Hospital di Vienna, iniziò per conto suo a raccogliere informazioni. Voleva capire perché tante donne continuavano a morire (di febbre puerperale) nei reparti di maternità, così studiò con estrema attenzione due reparti in ospedale. Uno composto da tutti i dottori e gli studenti di medicina, l’altro da ostetriche di sesso femminile. E contò il numero di decessi per ogni reparto.

Quando Semmelweis mise insieme tutti i dati, scoprì che le ricoverate nella clinica gestite da medici e studenti morivano a un ritmo cinque volte superiore, rispetto a quelle nella clinica delle ostetriche. Un vero mistero! Nella mente del medico cominciò a formarsi un’idea: perchè le donne avevano molte più probabilità di morire dopo il parto, se rispetto a un’ostetrica fosse stato presente un medico di sesso maschile? Semmelweis cominciò così a registrare le differenze tra i due reparti, iniziato a escludere idee, scoprendo una grande differenza tra i due.

Il prete e la campana in ospedale

Le donne assistite dalle ostetriche partorivano ai loro lati, dei medici sulla schiena. Inoltre, ogni volta che una partoriva, un prete camminava lentamente attraverso i corridoi della clinica mentre un addetto suonava un campanello. A questo punto il medico teorizzò che il prete e la campana avessero un effetto terrorizzante sulle donne dopo la nascita, tanto da ammalarsi, sviluppare la febbre e poi morire. Così fece cambiare il suo percorso al prete e soppresse la campana. Purtroppo, senza alcun effetto.

Ormai Semmelweis si sentiva frustrato. Si congedò dalle sue funzioni ospedaliere e viaggiò verso Venezia, nella speranza che la pausa e una buona dose di arte da ammirare gli schiarissero le idee. Quando tornò in ospedale, una brutta notizia lo stava aspettando: uno dei suoi colleghi, un patologo, era morto dopo una breve malattia.

Una vera rivelazione: la febbre da parto dunque non era qualcosa di cui solo le puerpere potevano ammalarsi, ma poteva colpire anche altre persone in ospedale. “Ciò è accaduto spesso ai patologi“, affermarono altri medici. “Non c’e nulla di nuovo nel modo in cui il tuo collega è morto. Si punse un dito mentre faceva un’autopsia su una donna morta di febbre da parto. In pochi giorni si ammalò e poi morì”.

I dubbi di Ignaz Semmelweis

Semmelweis studiò i sintomi del patologo durante la malattia, e realizzò che morì per la stessa delle donne a cui aveva fatto l‘autopsia. Illuminante, ma non rispondeva ancora alla domanda originale di Semmelweis: “Perché più donne morivano di febbre da letto nella clinica dei medici, rispetto a quella delle ostetriche?

L’unica grande differenza – pensò – era che tra il reparto dei medici e il reparto delle ostetriche, nel primo facevano le autopsie e nel secondo no”. Cominciarono a prendere forma varie ipotesi nella mente di Semmelweis: “Forse sono piccole particelle di cadavere, cadute durante l’autopsia, rimaste attaccate alle mani degli studenti mentre li sezionavano. Le stesse mani che aiutavano le donne a partorire”.

Se l’ ipotesi fosse stata corretta, sbarazzarsi di quelle particelle cadute avrebbe potuto ridurre il tasso di mortalità per febbre da parto. Non restava che agire, per trovare riscontro ai suoi sospetti: ordinò al suo staff medico di iniziare a pulire le mani e gli strumenti chirurgici non solo con acqua e sapone, ma anche con una soluzione di cloro, ancora oggi il miglior disinfettante che esista.

Semmelweis a dir la verità non sapeva nulla dei germi, ma lo scelse perché pensava che sarebbe stato il miglior modo per sbarazzarsi di qualsiasi odore lasciato da quei minuscoli frammenti di cadavere. Da quel momento in poi, il tasso di febbre da parto è diminuito drasticamente, e molte donne sono state salvate.

Il lavaggio delle mani, fondamentale per combattere le infezioni

La scoperta di Semmelweis è qualcosa che vale tantissimo ancora oggi: il lavaggio delle mani è uno degli strumenti più importanti per la salute pubblica. Può impedire ai bambini di contrarre l’influenza, prevenire la diffusione di molte malattie, tenere a bada un’infinità di infezioni. Dovremmo dunque pensare che il problema era stato risolto!

E invece, no. Per prima cosa, i dottori erano sconvolti perché l’ipotesi di Semmelweis lasciava credere che fossero loro a causare la febbre delle donne. Inoltre, poco diplomaticamente, il medico rimproverò in pubblico le persone che non erano d’accordo con lui, rendendosi nemiche persone molto influenti. Alla fine lo staff medico rinunciò al lavaggio delle mani e al disinfettante e Semmelweis perse il lavoro.

Tuttavia, continuò a cercare di convincere i medici di altre parti d’Europa a lavarsi con il cloro, ma nessuno lo ascoltava. Nel corso degli anni, Semmelweis diventò sempre più aggressivo e psicologicamente instabile. Alcune tesi affermano che sviluppò un disordine mentale causato da una possibile sifilide, oppure dall’Alzheimer.

Ignaz Semmelweis morì di sepsi in manicomio

La triste fine della storia: pare che Ignaz Semmelweis (noto anche come “salvatore delle madri”) è stato picchiato dalle guardie nel manicomio in cui finì contro la sua volontà e, appena 47enne, morì di sepsi. Una complicanza potenzialmente fatale di un’infezione nel flusso sanguigno – fondamentalmente, la stessa malattia che lui ha combattuto per prevenire la morte delle donne a causa della febbre puerperale.

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