Santa Agata, martire dalla fede incrollabile
La storia: il proconsole Quinziano, colpito dalla sua straordinaria bellezza, nel tentativo di sedurla ordinò che fosse condotta al Palazzo pretorio. Lei si negò tenacemente e lui, furioso, l’affidò per un mese ad Afrodisia, una cortigiana di facili costumi che la sottopose a ogni genere di tentazioni con banchetti, festini e divertimenti osceni. Ma la fanciulla, sostenuta da una fede incrollabile, non cedette.
Ancor più infuriato, Quinziano imbastì un processo contro la giovane che fu interrogata e torturata in modo atroce, scottata con lamine roventi, lacerata la pelle con pettini di ferro, stirate le membra. Ma fu tutto inutile perchè, invece di lasciarsi spezzare dai tormenti che le venivano inflitti, Agata sembrava acquistare di giorno in giorno nuova forza.
Alla fine Quinziano, per deturpare in modo definitivo la sua bellezza, ordinò che le venissero strappati i seni con delle grandi tenaglie. Dopo la mutilazione la Santa ebbe una visione di S. Pietro, che per miracolo la guarì. Il proconsole allora ordinò di bruciarla, ma si scatenò un violento terremoto che evitò l’esecuzione.
Alla fine, vinto dalla tenacia di Agata, fu riportata ormai agonizzante in cella, dove spirò poche ore dopo. Era il 5 febbraio del 251. La Santa oggi viene raffigurata con le tenaglie e i due seni posati su un piatto
La Santa patrona degli incendi, i terremoti e le eruzioni vulcaniche
Un anno dopo Catania fu minacciata da una violenta eruzione dell’Etna. I cittadini, pagani e cristiani, corsero a prendere il velo che la ricopriva nel suo sepolcro, lo opposero verso il vulcano e avvenne il prodigio: la lava di fuoco smise di scorrere lungo i suoi fianchi, risparmiando il popolo. Da quel giorno Santa Agata divenne anche la patrona degli incendi, delle eruzioni vulcaniche, dei disastri naturali e dei terremoti, oltre che della città.
Per la festa in suo onore, è tradizione preparare un dolce catanese delizioso, dalla forma davvero particolare: le “cassatelle di Sant’Agata”, dette anche “minni ri Virgini o ri Sant’Ajita”. Sono delle cassatine a cui viene data una forma sferica che ricordano le mammelle di una donna, in riferimento ai seni strappati durante il martirio alla Santa.