Sensazioni magiche in Sila
Durante il cammino puoi sentire solo il crepitio di un ramo spezzato sotto i piedi, ma se tendi l’orecchio anche il verso di un gufo appollaiato sulla cima di un pino, il ticchettio del picchio sul tronco di un altissimo abete, lo sgocciolio dell’acqua rimasta imprigionata tra le foglie di una felce, dopo un temporale.
E lo scorrere di un impetuoso ruscello giù a valle, il brontolio di un tuono in lontananza e a tratti, che strano, puoi avere l’impressione di sentire perfino l’avvolgersi di un ragno nella sua tela, o il lieve frullare d’ali di una farfalla rinchiusa nel suo bozzolo, in attesa del risveglio in primavera.
Tutti suoni che pochi fortunati hanno occasione di udire, nel corso della loro esistenza; e se anche ce ne sono di simili a Milano – in un parco, in un giardino pubblico, nel cortile di un grande condominio o in un cespuglio di periferia – non potranno mai essere percepiti nello stesso modo da un orecchio umano. In una grande città, che peccato, si disperdono confondendosi tra i mille altri suoni metropolitani e restano inascoltati.
In città è molto diverso
Solo qualche raro passante in cerca di silenzio e solitudine, riuscirà a riconoscerne qualcuno. Magari mentre sta attraversando un magnifico viale alberato in autunno. Ma solo perchè in un lontano passato ha vissuto quei suoni e quei profumi di persona, in Sila, e ne ricorda ancora le sfumature in ogni piccolo dettaglio.
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