Il gelso: bianco o nero, un frutto squisito e benefico

Il gelso: bianco o nero, un frutto squisito e benefico

Il gelso (Morus celsa) è una pianta di origine asiatica che appartiene alla famiglia delle moracee, ma cresce spontaneamente anche in Nord America, in Africa ed Europa. Può essere coltivato sia come albero ad alto fusto che sotto forma di arbusto di medie dimensioni. In genere i frutti più succulenti e carnosi sono prodotti dalle piante più piccole, squisiti al naturale oppure come ingrediente base di una deliziosa marmellata. Andiamo a scoprire le sue virtù, ingiustamente un pò dimenticate.

Il gelso: bianco o nero, un frutto squisito e benefico
Il gelso: bianco o nero, un frutto squisito e benefico

Il gelso, un frutto quasi dimenticato

Il gelso non viene più coltivato come un tempo, nè per i frutti e tantomeno per la bachicoltura, tranne che in pochissime zone del mondo. Un vero peccato, considerando che in passato rappresentava una risorsa alimentare di grande valore, coltivato per la produzione di foglie e frutti. Le prime come nutrimento per i bachi da seta, che venivano allevati per la produzione del prezioso filato, mentre ai frutti venivano attribuite straordinarie proprietà benefiche per la salute.

Un albero di gelso è in grado di crescere bene in ogni tipo di terreno, può raggiungere anche i 15 metri di altezza e tollera bene sia il caldo che il freddo, oltre a essere molto longevo. In passato con i gelsi si delimitavano i confini dei campi, ma si adoperavano anche per adornare con le loro rigogliose chiome viali e sentieri, o per fare ombra nei parchi e giardini. Per contenere le dimensioni della sua chioma occorrono frequenti potature, per stimolare e ottenere una abbondante produzione di frutti, frequenti irrigature in estate.

Un solo esemplare adulto ogni anno può produrre quintali di morbidi e succosi frutti, bianchi o di colore nero con sfumature rossastre. Dal sapore dolce e lievemente acidulo, raggiungono la completa maturazione nei mesi estivi, alcune varietà alla fine di settembre.

Le proprietà benefiche del frutto di gelso

Sono poco calorici ma ricchissimi di sali minerali e vitamine, tra cui magnesio, ferro, zinco, selenio, potassio e vitamine del gruppo B, A, C e K. Le more di gelso contengono anche il resveratrolo, un importantissimo antiossidante (con effetti fluidificanti sul sangue) che contrasta i radicali liberi, causa dell’invecchiamento precoce; inoltre, migliora la circolazione del sangue con effetti benefici sull’apparato cardiovascolare.

Ricche di fibre, i frutti del gelso migliorano anche la funzionalità intestinale, purificano il fegato e il sangue. Una composizione straordinaria che rende questo frutto dal sapore delizioso uno dei migliori integratori naturali, e senza andare in farmacia!

Il mito: la leggenda di Tisbe e Piramo

Per i Greci era una pianta ricca di simbologia, consacrata al dio Pan, ed è proprio sotto un albero di gelso che si consuma il dramma d’amore di Tisbe e Piramo, raccontata da Ovidio nelle sue “Metamorfosi”. Due giovani babilonesi si innamorarono pazzamente ma le famiglie, contrarie alla loro unione, li rinchiusero in cantina per impedire il loro amore. Solo un muro li separava. Attraverso una leggera fessura però continuarono a comunicare, finchè un giorno decisero di attrarre i loro guardiani in un tranello, per poi fuggire dalla prigione e ritrovarsi davanti a un albero di gelso accanto a una fonte nel bosco.

La prima a eludere la sorveglianza fu Tisbe ma, mentre si aggirava in attesa dell’amato nei pressi della fonte, vide una leonessa. Aveva appena divorato una preda e la bocca era tutta sporca di sangue. La fanciulla in preda al terrore fuggì, ma durante la corsa perse lo scialle in cui si era avvolta. La bestia, prima di allontanarsi, si avventò sull’indumento lasciandolo poi lacero e macchiato di sangue.

Piramo giunse subito dopo e vide ciò che restava dello scialle della sua amata, pensò quindi che Tisbe fosse stata sbranata da una fiera. Incapace di reagire a tanta disperazione, il giovane decise di togliersi la vita e, estratto dal fodero il suo pugnale, si trafisse il cuore. Tisbe ritornò proprio mentre lui esalava l’ultimo respiro sotto il gelso, incredula strinse il suo amore al seno e, con lo stesso pugnale, si uccise. Si narra che il colore del frutto di gelso, nutrito dal sangue di Piramo che aveva irrorato il terreno, da quel giorno da bianco divenne nero.

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