I senzatetto di Milano: ‘Io resto a casa’ non vale per tutti

I senzatetto di Milano: ‘Io resto a casa’ non vale per tutti

La fila si allunga, il vociare si fa via via più intenso, davanti all’entrata delle mense mentre un frate mantiene la giusta distanza tra l’uno e l’altro. In questo periodo, causa pandemia, i senzatetto di Milano non possono entrare nelle sale normalmente predisposte per accogliere ai tavoli gli utenti. Si distribuiscono invece i sacchetti all’esterno, con dentro un pasto completo: primo, secondo, pane, frutta e una bottiglietta d’acqua.

I senzatetto di Milano: 'Io resto a casa' non vale per tutti
I senzatetto di Milano: ‘Io resto a casa’ non vale per tutti

I senzatetto di Milano: come possono limitare il rischio di contagio?

A Milano non si muore certo di fame, le associazioni di assistenza non mancano. Ma intanto queste persone  vivono per strada. mentre il governo impartisce consigli e regole per limitare il rischio di contagio dal virus, elementi essenziali per restare al sicuro e rispettare gli ordini; tuttavia, anche questi elementi sono un lusso per i più poveri della città. Come possono lavarsi le mani senza un lavandino a disposizione? Come fare scorta di cibo senza soldi? Dove trovare un riparo se non hanno una casa? Come difendersi dal gelo, durante le lunghe notti invernali?

Sebbene le mense e i dormitori rimangano aperti, i sistemi informali di supporto spiccioli dai passanti – una brioche per la colazione o la fetta di pizza, un caffè o un cappuccino caldo e l’accesso ai servizi igienici – non esistono quasi più. La chiusura di bar e ristoranti ha bloccato gli ulteriori micro sistemi di sussistenza, in aggiunta a quelli ufficiali, basato sul buon cuore dei gestori di queste attività. Ai cittadini viene continuamente detto di lavarsi le mani, indossare la mascherina, mantenere il distanziamento, restare in casa e uscire solo per necessità, moltissimi lavorano in smartworking, ma i senzatetto dove possono andare?

La città con più senza fissa dimora è Milano

La sera le strade si svuotano e, percorrendole al buio, ci si imbatte solo in chi una casa dove rifugiarsi a fine giornata non ce l’ha. La città con più senza fissa dimora d’Italia è Milano: se ne contano 12mila circa, tra immigrati e italiani, il 23,7 per cento nazionale. Le aree intorno al Duomo, Stazione Garibaldi, Corso Buenos Aires di sera sono spettrali. Le luci dei negozi sono attutite dalle tende montate davanti alle vetrine, il via vai dei senzatetto che si organizzano per la notte è l’unico movimento percepibile.

A Milano si contano decine di persone accampate alla meno peggio, ovunque. Alcuni chiacchierano tra loro, mangiano qualcosa insieme, discutono animatamente; altri sono sdraiati sotto un piumone, leggono un libro o guardano un film dal cellulare, ricaricato nei centri d’ascolto diurni aperti. E c’è anche chi si preoccupa di spazzare il suo angolo, per renderlo più pulito e confortevole durante le ore notturne.

Una preoccupazione in più

Tra i senzatetto di Milano si percepisce una preoccupazione in più, un ulteriore disagio che si aggiunge a quelli che vivono ogni giorno. La frase appesa sui balconi e sulle finestre che ci accompagna ormai da quasi un anno, “Io resto a casa”, non vale per tutti: per alcuni, anche se vorrebbero tanto avere un luogo in cui rifugiarsi, non è possibile!

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