I pini della Sila e i Platani a Milano

Da bambina mi piaceva tantissimo correre a perdifiato nei boschi, inoltrarmi tra l’erba alta, giocare a nascondino nelle case diroccate invase dalla vegetazione, raccogliere fragole e salire sugli alberi. Guardavo stupita gli scoiattoli che si arrampicavano sui pini della Sila, rincorrendosi agili ed eleganti, e gli uccelli che volteggiavano in cima, proprio dove i rami sembravano dita protese verso il cielo. Mi sembrava che quelle creature fossero gli esseri viventi più felici della terra, solo perchè potevano volare.

Sensazioni di libertà mai più provate

Cocciutamente cercavo di imitarli, per quanto possibile, rischiando pure l’osso del collo: partivo dal basso cercando punti di appoggio sicuri, anche un dislivello nella rugosa corteccia poteva andare bene per iniziare, poi puntavo i piedi sui rami più bassi tenendomi alla base del tronco (dove è più resistente), afferravo con energia quelli più alti e così via, fino ad arrivare a un consistente numero di metri da terra.

Non avevo paura di cadere, tutt’altro, piuttosto provavo una sensazione di libertà che non ho mai più provato da allora. Di tanto in tanto prendevo fiato e mi sedevo in un angolo sicuro, al riparo delle sue fronde, dondolando i piedi per aria. Che incosciente! Ma era così bello, giunta a una considerevole altezza, restare a guardare incantata una goccia di resina in cui era rimasto imprigionato un insetto, un nido, o una pigna, una ragnatela gigante, qualche strano disegno sul tronco.

I pini della Sila

E’ per questo che ogni anno, quando gli operai del comune di Milano potano i platani nel viale sotto casa, immancabilmente si scatenano i miei ricordi infantili. Rimango almeno dieci minuti a osservarli e, lo confesso, anche se non sono i pini della Sila, provo forte l’impulso di chiedere loro un “passaggio” fin lassù. Giusto per provare ancora quella lontana, struggente emozione.

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