I frutti italiani dimenticati: sapori antichi da riscoprire

I frutti italiani dimenticati: sapori antichi da riscoprire

Sia in cucina che nella moda, tendono a dominare alcune tendenze. Che si tratti di abbigliamento esposto nelle vetrine dei negozi o di cibo sugli scaffali dei supermercati, è un processo di selezione dettato in un determinato momento dal gusto che si impone alla società. Un processo dominato da principi che non sempre sono basati sul merito. Certe tendenze stilistiche, ad esempio, scompaiono inspiegabilmente; e così è per certi prodotti della terra. In Italia questo destino è toccato, purtroppo, a molti tipi di frutta: quelli che oggi vengono chiamati nostalgicamente: “frutti italiani dimenticati“.

I frutti italiani dimenticati: sapori antichi da riscoprire
I frutti italiani dimenticati: sapori antichi da riscoprire

I frutti italiani dimenticati nel tempo

Giuggiola, corniola, nespolo, mele cotogne, corbezzoli, azerole, sorbo, uva spina e tanti altri: frutti squisiti che un tempo erano abbondanti nei frutteti e nei giardini domestici, presenti sulle tavole italiane fino al tardo medioevo, sono poi stati dimenticati per secoli. Per fortuna resistono i nostalgici del passato, persone innamorate di antichi aromi e sapori, che li hanno recuperati e salvati dall’estinzione.

Il suggestivo borgo di Casola Valsenio (Ravenna) è al centro di questo processo di recupero, un  comune che si è trasformato nella “terra delle erbe e dei frutti dimenticati”. In questo luogo si preservano le antiche tradizioni contadine locali per tutelare varietà di frutta più o meno abbandonate, avvalendosi del sapere che ora vive solo nella memoria dei più anziani.

Un processo virtuoso oggi diffuso in tutto il belpaese, portando alla riscoperta di colori e sapori quasi dimenticati nel tempo, facendoli tornare nella memoria di molti. Facciamo un viaggio nel delizioso e profumato mondo di alcuni di questi frutti dimenticati, lungo tutto il territorio italiano.

Biricoccolo o albicocco del papa

Un ibrido naturale di albicocca e prugna che un tempo cresceva in tutta Italia. Oggi si trova solo a Bologna e nel territorio faentino. Il frutto, pieno di sapore, matura intorno al mese di luglio e ha una buccia vellutata dalla colorazione rosso scuro.

Azzeruolo

Pianta versatile che può crescere in tutte le regioni fino a 1400 metri sul livello del mare, anche se è più diffusa in Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia. Cespugliosa e di modeste dimensioni produce frutti simili a piccolissime mele, con buccia rossa, arancione o giallo chiaro, a seconda della varietà. Polpa tenera e cremosa verde chiaro o gialla, sapore agrodolce, matura tra agosto e settembre. Ricche di vitamina A e proprietà rinfrescanti, le azerole possono essere consumate al naturale oppure utilizzate per realizzare marmellate e confetture. Dai semi si ricava anche un delizioso sciroppo.

Ciliegia gialla o limonella

A prima vista possono sembrare ciliegie acerbe ma, nonostante il loro colore sbiadito, le limonelle sono dolcissime e mature. Perfette particolarmente per la preparazione di sciroppi e marmellate. Coltivato principalmente nell’Italia centrale e settentrionale, sebbene sia tornato di moda in Umbria e Toscana, questo frutto è quasi scomparso.

Corbezzolo 

Il corbezzolo è il frutto squisito di un arbusto sempreverde che raggiunge l’apice della sua bellezza quando è in fiore, poiché si adornano con una cascata di fiori bianchi a forma di campana che sbocciano in autunno. I fiori si trasformano poi in vivaci bacche rosse dalla polpa fresca e dolce che possono essere utilizzate per realizzare deliziose marmellate e aceto aromatico.

I frutti italiani dimenticati: Corniolo

Si tratta di una specie piuttosto rara, tipica del Sud Italia, che replica la forma dell’olivo. I frutti cambiano colore man mano che maturano, passando dal verde al rosso vivo. Vengono utilizzate principalmente in Emilia Romagna per produrre aceto, liquori, marmellate e dolci.

I frutti italiani dimenticati: le deliziose Giuggiole

Le giuggiole crescono su una pianta dal nome curioso (Ziziphus zizyphus) e vengono raccolte durante la tarda estate, quando diventano di un rosso intenso. È allora che la polpa raggiunge la sua piena maturità, acquisendo il suo caratteristico sapore dolce e zuccherino. Oltre che nel “brodo di giuggiole” (vino aromatizzato alla giuggiola) da cui è nata la famosa espressione “andare in brodo di giuggiole” (essere al settimo cielo), questo frutto può essere utilizzato per fare sciroppi, marmellate e liquori.

Pera cocomerina

Più diffusa tra l’Appennino Tosco-Romagnolo, è una piccola pera dal profumo fragrante e sapore moscato. Questo frutto è abbastanza unico, in quanto la sua polpa è di un sorprendente colore rosso simile a quello di un cocomero (anguria). Il frutto una volta giunto a maturazione non si mantiene fresco a lungo, quindi è più adatto per conserve e confetture.

Sorbo (sorbo-mela)

Questo è uno dei “frutti italiani dimenticati” con le proprietà più ricche. Era infatti popolare tra gli antichi romani per le sue proprietà benefiche, in particolare per l’intestino, che derivano da alti livelli di concentrazione di tannini, flavonoidi e vitamina C. Inoltre, secondo antiche credenze, il sorbo (Sorbus domestica) teneva lontani gli spiriti maligni dalla casa. Era utilizzato più come ornamento per la sua bellezza, piuttosto che per il valore dei suoi frutti. Oggi sono utilizzate principalmente in erboristeria.

Uva spina

Anche se dimenticata nel tempo, l’uva spina è un frutto ricco di sapori e proprietà salutari: ottimo in particolare per i problemi di vista, reumatismi, gotta e artrite. Le bacche possono essere gustate in vari modi, sia fresche che secche, che si tratti di torte, budini, sorbetti, o come guarnizione di pietanze a base di pesce o carne, ai quali aggiunge una nota gradevolmente aromatica.

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