Origini e curiosità sui modi di dire: cosa significa ‘dare una mano’?

L’espressione “dare una mano”, ormai talmente consolidata nel parlare comune, è usata in tante occasioni per dare sostegno in determinate circostanze. Il significato della frase è ben chiaro a tutti, ovvero porgere una mano in aiuto come simbolo generico della collaborazione e della solidarietà. Ma sappiamo com’è nata, e cosa c’è dietro? Facciamo un salto nel passato, alla ricerca di informazioni, e scopriamo insieme origini e curiosità di questo modo di dire.

Origini e curiosità sui modi di dire: perchè si dice 'dare una mano'?
Origini e curiosità sui modi di dire: perchè si dice ‘dare una mano’?

Un modo di dire nato da una punizione corporale

La legge, ai tempi dell’Impero Romano, prevedeva atroci punizioni corporali in caso di furto. Per i ladri infatti era previsto il taglio della mano. Ma dove finivano, e cosa si faceva con tutte le mani tagliate ai malcapitati? In tempi di grandi ingiustizie sociali, ovviamente, il ladrocinio era tra i reati più commessi, immaginate dunque quante estremità venivano accumulate. Impensabile dare loro sepoltura, altrettanto lasciarle putrefare sotto la tagliola che le aveva sottratte per sempre ai loro proprietari.

Le mani tagliate, quindi, venivano lavate, il sangue residuo aspirato fino all’ultima goccia, imbalsamate e decorate da veri e propri professionisti (chiamati “manus-habentes”) che si dedicavano esclusivamente a questo tipo di attività. In pratica trasformavano gli arti in una specie di simbolo sacro.

Origini e curiosità: le mani tagliate, imbalsamate e decorate, un simbolo sacro

Alla fine del “trattamento”, le mani venivano esposte sui banchi del mercato, dove si vendevano oggetti sacri e simboli di protezione della casa. La mano veniva donata da una famiglia all’altra per consolidare la loro unione, o la loro appartenenza al medesimo clan.

Manus dare” significava quindi esprimere la propria dichiarazione di vicinanza, il rendersi disponibile e pronto all’azione in caso l’altra famiglia si trovasse in difficoltà. Non è interessante che il simbolo di un reato, venisse trasformato in un modo di dire che rappresenta l’emblema della fratellanza e della solidarietà?

Da “Ce l’ho sulla punta della lingua” – Carla Ferguson Barberini

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