La donna impudica: una delle curiosità a luci rosse di Milano

La donna impudica: una delle curiosità a luci rosse di Milano

Per i curiosi che si aggirano in città alla ricerca di monumenti, musei, strade o edifici ricchi di storia, Milano riserva delle vere e proprie sorprese. Per esempio, all’interno del museo del Castello Sforzesco è custodito un oggetto piuttosto singolare: tra nobili condottieri e madonne, infatti, si può ammirare uno straordinario bassorilievo raffigurante una donna intenta a pettinarsi (o secondo alcuni, radersi) le parti intime: la cosiddetta donna impudica.

La ‘donna impudica’: una delle curiosità di Milano
La ‘donna impudica’: una delle curiosità di Milano

La misteriosa tavoletta, esposta nella sala dedicata ai reperti medievali, un tempo invece ornava uno degli ingressi alla città, Porta Tosa (divenuta Porta Vittoria dopo l’Unità d’Italia). In dialetto meneghino tosa significa “ragazza“, e quella raffigurata nel bassorilievo è appunto una giovane donna o, molto più probabile, una prostituta.

Era infatti usanza comune, fra le donne di strada nel XII secolo, pettinarsi il pube per eliminare i pidocchi; la rasatura, invece, era una pena inflitta alle adultere e alle prostitute. Entrambe le ipotesi, però, contrastano con le ricche vesti indossate dalla donna e alla corona, sotto la quale si intravedono i capelli raccolti, tipici di una principessa o una nobile.

La “donna impudica” fu considerata oscena

La Donna Impudica per molti è la moglie di Federico Barbarossa (Beatrice di Borgogna) l’uomo che mise a ferro e fuoco Milano nel 1162. Per altri si tratta di Leobissa, l’imperatrice di Costantinopoli che avrebbe rifiutato ai milanesi il suo aiuto per ricostruire la città dopo la distruzione causata da Barbarossa. Per altri ancora, infine, sarebbe una ragazza di Milano che si alzò le vesti per distrarre i soldati quando arrivarono le truppe nemiche di Federico Barbarossa.

La singolare scultura oggi non causa particolari turbamenti a nessuno, avvezzi come siamo a ben altro genere di immagini ovunque; nel 1566, invece, considerata oscena da Carlo Borromeo (vescovo di Milano) fu rimossa dalla porta. La “donna impudica“, però, non è l’unica opera d’arte trasgressiva a Milano. Ecco una selezione dei monumenti a luci rosse che si trovano nel capoluogo lombardo.

Altre opere d’arte e monumenti trasgressivi a Milano

  • Le statue di due donne seminude si trovano In via Buonarroti 48. Un tempo erano invece in corso Venezia al numero 47, posizionate sul palazzo Castiglioni che, proprio per questo motivo, fu soprannominato dai milanesi “Cà di ciapp”. Furono tolte dallo stesso Castiglioni, infastidito dai voyeur, dai bigotti e dalle dicerie, e poi riutilizzate per Villa Faccaroni (oggi clinica Columbus) su una delle entrate laterali.
  • Il Dito di Cattelan in piazza Affari: da installazione temporanea è poi diventato un simbolo di accusa al mondo della finanza.
  • Il bacio di Francesco Hayez, definito il più sensuale nella storia dell’arte, si può ammirare alla Pinacoteca di Brera.

  • Il Cristo Morto, sempre alla pinacoteca di Brera, sembra che sia addirittura un’icona gay. Il motivo? Il corpo perfettamente scolpito e le zone intime, anche se velate da un telo, in primo piano.

  • Le donne sensuali di Matisse sono disseminate in tutti i musei del mondo. Poteva mancare una delle sue opere a Milano? Se volete ammirare l’ammaliante Odalisca a petto nudo (1921) andate al museo del novecento in via Guglielmo Marconi 1 a Milano.

  • Nello stesso museo, la figura della donna nuda immortalata da Picasso. Nel dipinto del 1907 è ritratta una prostituta, probabilmente di origini africane.

  • E infine, non poteva mancare il simbolo più noto a Milano, un vero e proprio inno al sesso estremo: il toro della Galleria Emanuele II. I suoi attributi sono i più manipolati della storia del mondo, tanto è vero che ormai non ce n’è quasi più traccia: ogni giorno intorno al celebre toro si riuniscono centinaia di turisti che, pazientemente, aspettano di poter fare alcuni giri sui suoi grossi “gioielli“. Pare infatti che porti fortuna girare su se stessi tre volte, tenendo il tacco della scarpa ben puntato sugli attributi.

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