I senzatetto a Milano: una vera e propria emergenza

I senzatetto a Milano: una vera e propria emergenza

Spesso non ci facciamo neanche caso, presi dai nostri impegni, dal lavoro, dalla famiglia, immersi nelle nostre mille attività quotidiane. Distrattamente gettiamo un’occhiata veloce in quell’angolo, in cui un senzatetto è raggomitolato sotto uno sgualcito piumone, scuotiamo la testa, inevitabilmente ci sentiamo pungere per un attimo da un leggero senso di colpa e poi, passiamo oltre.

I senzatetto in allarmante aumento a Milano
I senzatetto in allarmante aumento a Milano

Il fenomeno dei senzatetto in aumento

Se è sporco, maleodorante, un pò fuori di testa e forse pericoloso, ci scansiamo con un vago senso di disgusto e timore, facciamo finta di non averlo visto, provando un leggero senso di imbarazzo. Qualche volta gli allunghiamo un paio di monete e pensiamo: “potrà comprarsi almeno un panino, un caffè e un cornetto al bar, o un trancio di focaccia al panificio”, ma lo sappiamo bene che spenderà quella piccola somma per una bottiglia di vino con cui stordirsi, per non pensare alla situazione in cui è finito. Ma intanto, almeno, la nostra coscienza viene messa a tacere.

E’ difficile riemergere dalla melma in cui si è finiti, riprendersi dalle batoste della vita, risalire la china e tornare a far parte dei “visibili”, soprattutto in una città come Milano. Alcuni si ritrovano in strada nel giro di pochi mesi, quasi senza rendersene conto, perdendo prima il lavoro, poi la famiglia, quindi la casa.

I primi tempi dormono in macchina, almeno fino a che ne possiedono una; quando anche quella deve essere abbandonata finiscono sotto i ponti, negli androni di un palazzo, nei mezzanini della metropolitana, sulle sedie di un pronto soccorso e nei sottopassaggi. E tra loro, ci sono anche delle donne.

La notte passata al gelo

Molti passano la notte coperti da cartoni sotto la stazione centrale; altri ancora sono costretti a pranzare in una mensa pubblica perchè devono scegliere se pagare le bollette, l’affitto, le medicine, oppure fare la spesa. E quanti anziani tra di loro, che percepiscono pensioni sufficienti appena a sopravvivere. Li chiamano senzatetto, invisibili, senza fissa dimora, barboni, clochard, anche se spesso non lo sono affatto.

Per avere un pasto caldo ricorrono alle associazioni di volontariato, in fila insieme assieme agli immigrati. Una mensa per i senzatetto, ad esempio, non è solo un luogo in cui consumare un pasto decente: molti di loro vengono solo per sedersi, stanchi del loro girovagare senza meta tra sguardi indifferenti. Ma anche per trovare un posto dove passare parte della giornata, riposare un pò le gambe e la mente, ripararsi dalla pioggia e dal freddo in inverno, dall’afa in estate.

I senzatetto nelle mense per i poveri

Durante il pranzo ne approfittano per ricaricare il cellulare e, nell’attesa, scambiano due parole con gli altri utenti che vivono più o meno stesse condizioni, oppure per andare in un bagno “vero”.

Con alcuni, dopo la diffidenza iniziale e pochi convenevoli, si può parlare anche di cose più importanti: dal bisogno di un giaccone per l‘inverno imminente, alla necessità di trovare un lavoro, dal desiderio di riconquistare la loro dignità, alla tremenda certezza che un futuro “normale” per loro non ci sarà mai più.

L’esercito silenzioso dei volontari

Molte persone danno loro appena uno sguardo frettoloso e poi passano oltre, dimenticandosene subito dopo; altre, invece, non riescono a fare finta di non vederli. Vorrebbero conoscere la storia di ognuno, aiutarli, sostenerli, incoraggiarli, offrire un luogo in cui rifugiarsi per almeno un’ora, durante le loro giornate passate a girovagare per la città.

Tutto questo, non moltissimo ma per loro è importante, lo possono trovare in una mensa pubblica e in un centro d’ascolto, dove i volontari li accolgono e fanno il possibile per farli sentire ancora degli esseri umani: questo piccolo, silenzioso ma efficiente esercito fatto di uomini e donne di tutte le età, razze, credo politici e religiosi. Individui anonimi che non occupano di certo le prime pagine dei giornali e non fanno notizia, tranne (forse) il giorno di Natale.

I numeri

Delle persone che dormono in strada a Milano, il 71% passa la notte all’aperto in senso stretto (marciapiedi, porticati, panchine, etc.). Di queste, il 78% dispone di coperte o sacco a pelo per ripararsi durante la notte e il 30% ha con sé oggetti ingombranti (valige, sacchi, etc.). I Municipi 2, 5 e 8 presentano invece una forte concentrazione di persone senza dimora in strutture di accoglienza notturna (il 71% del totale delle persone in accoglienza).

Aggiornato il 14 novembre 2019

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