Racconto semiserio: le cose che cosano nel coso

Racconto semiserio: le cose che cosano nel coso

Racconto semiserio sulla perdita di memoria – Il fenomeno di norma comincia intorno ai quarant’anni, per alcuni anche un po’ prima. Silenzioso, si insinua nel cervello e incasina gli ingranaggi mentali, fino a poco tempo prima ben oleati e perfettamente funzionanti. “Passami quel coso”, esclamiamo un giorno senza rendercene conto. “Il coso, cosa”?… risponde il nostro interlocutore. “Si, il coso… quello per fare… “le cose...”

Racconto semiserio: le cose che cosano nel coso
Racconto semiserio: fonte Pixabay

Racconto semiserio: le cose e zio Ernesto

L’accendino, l’apriscatole, le forbici, lo scolapasta, il metro! Quella cosa, coso, quello! È lo zio Ernesto, che faceva così quando cominciò a invecchiare, mentre tutti lo guardavano con commiserazione, ora ci osserva sorridente dal ritratto appoggiato su uno scaffale.

Tutti prima o poi diventano “IL COSO”. “Coso… quel collega di lavoro tanto antipatico… il compagno di liceo… la ragazza del mio amico”… borbottiamo persi nei meandri dei ricordi, mentre cerchiamo di ripescare tra le foto mentali facce ormai sbiadite dal tempo.

Tra familiari o coetanei la “cosità” si allinea, il nostro dizionario si riforma, cambia, concretizzandosi in un nuovo linguaggio. “mi si è rotta la cosa dell’auto”… “la cosa”… “si, insomma, quella cosa che sta nel coso che si raffredda e fa girare la cosa … su, dai che hai capito!”

Un nuovo modo di parlare

Un nuovo modo di parlare che semplifica, si stacca dalla sua nebbia confusa assumendo consistenza e solidità. E lo zio Ernesto annuisce, sorride. “Si – sembra dire – vi aspetto qui, per cosare tutti insieme”. E nei supermercati, in fila alle casse, nei negozi o dal meccanico, i simili si ritrovano e si riconoscono all’istante, come le laboriose formiche che strisciano le loro antennine. “La vuole la cosa… per mettere le cose…?” Domanda il cassiere del supermercato. “No, grazie, lasci stare che coso a mano…”. “Tante cose!”… replica lui. Il coso, le cose e noi tutti che “cosiamo”.

Un tempo questo poteva essere un segno del declino, l’avanzare della nostra incombente vecchiaia. Oggi non è più così. In questo racconto semiserio si cerca di evidenziare un mondo nuovo, dove i congiuntivi muoiono. Un mondo dove 140 caratteri di Twitter sono troppo lunghi e la gente si stufa di leggerli. Un mondo fatto di selfie e foto postate su Instagram (oh, sì, ma che fatica guardare anche le figure!). In questo mondo fatto di emoticon, noi prospereremo.

Un racconto semiserio dove tutti sono felici e contenti

“Il coso che vendono al coso di cose”- scriveremo per fare acquisti on line. “Mi passi il coso da 5 per cosare la cosa del paziente e mi aspiri qui… qui, sulla cosa!”- ordinerà il chirurgo mentre esegue un intervento a cuore aperto.

E pensiamo a quanto denaro pubblico risparmiato! Per istruire, formare, educare… basta scuole specializzate, basta arte del disquisire, o anche usare solo termini particolari per ogni oggetto e dettagli specifici inutili. No. Solo COSE. Nebulose, indistinte COSE.

Lo zio Ernesto non sarà più emarginato e deriso, mentre ci osserva da quella mensola. La sua “cosità” non sarà più un’esclusiva degli ultrasettantenni, ma alla portata di TUTTI: adolescenti e giovani analfabeti, bambini mononeuronici, adulti navigati e maturi. Tutti accomunati dal COSO.

In questo nuovo mondo democratico non ci saranno privilegiati di settore; dotti ed eruditi da una parte e illetterati dall’altra, ma solo COSI che fanno COSE e poi COSANO. Tutti insieme, felici e contenti.

“Gideon”

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