Il bruco che si trasforma in farfalla
Dalla nascita fino ai sette anni non ci interessa altro che essere coccolate, accudite, al centro dell’attenzione. Siamo bambine inconsapevoli, innocenti, vogliamo solo giocare e veder soddisfatti i nostri bisogni primari. Dai sette ai quattordici si entra nella preadolescenza. Questa è un’età molto delicata, si cominciano ad assimilare nozioni che (gradualmente) portano al dissolvimento dell’innocenza tipica dell’infanzia. Imitiamo gli adulti e facciamo nostri sentimenti più o meno negativi, tra cui la malizia.
Siamo come delle spugne, assorbiamo tutto ciò che arriva dal contatto con gli altri a scuola, in famiglia, tra gli amici, ovunque. Una tappa che comprende anche disagi e tempeste ormonali legati alla pubertà. Cominciamo a interessarci ai ragazzi, fantastichiamo a occhi aperti, abbelliamo e curiamo il nostro corpo. Non vediamo altro che noi stesse.
Le altre tappe del cambiamento
Dai quattordici ai ventuno, a differenza dei maschi, comincia il percorso verso il senno. A quest’età siamo proiettate verso il futuro, programmiamo, fantastichiamo, ci impegniamo affinché i nostri sogni si avverino. In gran parte dei casi, comunque, sappiamo già cosa vogliamo.
In seguito ogni donna prende la sua strada, e a ogni tappa corrisponde un cambiamento. Mai però come quello che avviene tra i quarantadue e i quarantanove anni, periodo in cui molte prendono decisioni fondamentali, o almeno “ci provano”.
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
La consapevolezza
Qualunque sia il risultato, è quasi sempre fonte di consapevolezza e i sentimenti provati variano da donna a donna: tristezza e sconforto per essersi lasciate sfuggire un’occasione, ad esempio, oppure rammarico per aver commesso degli errori ormai irreparabili; o, al contrario, si “accetta” serenamente il proprio destino, anche se non era proprio quello che sognavamo.
Alcuni di questi passaggi possono essere estremamente dolorosi, o addirittura devastanti per l’anima, ma necessari per “risorgere” più forti di prima. In poche parole usciamo da un ciclo ed entriamo nel successivo: più o meno come “morire”, per poi rinascere.