Il trucco nel corso della storia: curiosità ed effetti letali

Chi pensa che il trucco possa danneggiare il viso commette un errore: se la pelle è sana, infatti, nessun cosmetico può farle male. Il discorso cambia se si soffre di qualche malattia, in tal caso solo un bravo dermatologo può decidere il da farsi e, se veramente è il trucco la causa del danno, per un certo periodo dovrete rinunciarci. Oggi i cosmetici sono sicuri, quindi, ma com’era prima che nascesse il moderno make up?

Il trucco nel corso della storia: curiosità ed effetti letali
Il trucco nel corso della storia: curiosità ed effetti letali

Il trucco ha fatto molte vittime in passato

Truccarsi non è certo una pratica dolorosa, in passato però lo era eccome! Nel corso della storia infatti ha fatto molte vittime, tutte con il desiderio di apparire piacenti agli altri. Le donne si truccano sin dal 10mila A.C, ma le sostanze e gli unguenti usati non sono sempre stati sicuri come lo sono oggi.

Piombo, arsenico, vari tipi di tossine, mercurio: questi solo alcuni degli “ingredienti” che venivano usati fino agli Anni Quaranta del Novecento, quando negli Stati Uniti ne è stato vietato l’uso nei cosmetici. Scopriamo insieme a quali “torture di bellezza” si sottoponevano le persone pur di apparire belle e giovani.

Nella civiltà egizia, uomini e donne usavano forme primordiali di ciprie colorate, rossetti, eyeliner, mentre creme ed oli venivano usati per proteggere la pelle dal caldo torrido e dal vento. Il Kohl (o Kajal in arabo) è un’antichissima sostanza cosmetica usata per allineare occhi e sopracciglia, soprattutto in Egitto e nella tradizione indù: una pasta a base di unguento grasso, fuliggine e polvere di piombo.

Sostanze che, una volta applicate in aree del viso molto sensibili come gli occhi, vengono assorbite dalla pelle. L’uso prolungato del Kajal, che a lungo andare intaccavano le sinapsi neuronali, ha causato gravi problemi a molte persone: ad esempio infiammazioni cutanee, minorazioni mentali e insonnia.

Il trucco in passato: gli effetti collaterali della biacca

In Giappone, prima ancora del XVIII secolo, lo standard di massima bellezza prevedeva un volto completamente bianco, sintomo di nobiltà. Per dare una maggior sensazione di candore, tra le donne si diffuse anche una pratica chiamata Ohaguro, cioè l’annerimento dei denti con un colorante molto scuro. La tintura, composta da polvere di ferro, era però molto tossica; così come lo era anche la cipria usata per rendere il volto bianco. Infatti era a base di polvere di riso e guano (escrementi di uccelli) per dare leggerezza alla polvere.

Nella Grecia antica si applicava della biacca sul viso, ovvero polvere di bianco di piombo, una sostanza che “mangiava” letteralmente via la pelle del viso se applicata regolarmente. Si diceva che annullasse solamente le imperfezioni e così, nonostante i pesanti effetti collaterali, molte donne continuavano ad usarla.

Tra gli effetti nocivi della biacca anche sterilità e follia. Nel 1500 era una sostanza cosmetica molto popolare, usata dalla Regina Elisabetta I per mantenere la sua carnagione pallidissima. Le donne meno abbienti, invece, applicavano gli albumi d’uovo: la carnagione scura era infatti sinonimo di gente che lavorava all’aria aperta, una classe inferiore.

“Laird’s Bloom of Youth”, una delle prime creme anti-età della storia

Nel 1700 la moda voleva capigliature tutte tese verso l’alto. La regina di Francia, Maria Antonietta, era nota proprio per le pettinature torreggianti, realizzate anche con dei supporti in legno. Le donne iniziarono a usare del grasso per mantenerle intatte, senza lavarsi i capelli per settimane intere. Tanto è vero che dovevano coricarsi con delle gabbie (a protezione della loro testa) onde evitare che topi o altri animali cercassero rifugio nei loro capelli sporchi. Una cosa vomitevole, ma questa è la realtà dei fatti.

In seguito l’uso del “Laird’s Bloom of Youth”, una delle prime creme anti-età della storia cosmetica, causò diversi disturbi alle donne che volevano mantenersi giovani. Il composto, che veniva messo in commercio come “preparazione cosmetica innocua e deliziosa”, conteneva carbonato e acetato di piombo.

L’American Medical Association, nel 1869, pubblicò uno studio in cui venivano dimostrati gli effetti collaterali di questa crema: perdita di peso, mal di testa, affaticamento, nausea, atrofia muscolare, sino al più grave di tutti, ovvero la paralisi. L’alternativa al “Laird’s Bloom of Youth”, delle compresse di arsenico, non erano però molto più sane.

Il mascara provocava morte e cecità

Nei primi del ‘900 iniziò a diffondersi l’uso del mascara: per le donne che volevano ciglia lunghe e folte si diffuse il “Lash Lure” una tintura per ciglia e sopracciglia che si rivelò poi mortale. La base del cosmetico, infatti, era il catrame di carbone tossico. Quando la Food and Drug Administration ne vietò l’uso, nel 1940, aveva già provocato diverse morti e almeno 16 casi di cecità accertati.

Nello stesso periodo, guai ad avere le lentiggini! Per eliminarle non bastava il trucco, quindi venne messo in commercio il “Dr. C.H. Berry’s Freckle Ointment“, un unguento composto al 10-15% da mercurio, che prometteva di far scomparire le lentiggini dal viso. Nel 1940 la percentuale fu ridotta al 5%, ma i danni causati comunque dal prodotto costrinsero la Food and Drug Administration ad abbassare ulteriormente il limite, fino a renderlo definitivamente fuori legge dal 1970 in poi.

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