La crisi? Non è detto che sia una catastrofe…

La crisi? Non è detto che sia una catastrofe…

La crisi, ci ha peggiorato o migliorato la vita? Quel che è certo l’ha cambiata a moltissime persone, creando un maggior divario tra chi non si è visto scalfire minimamente il proprio tenore di vita, e chi invece se la ritrova stravolta completamente. Ma facciamo il punto della situazione, partendo da molto lontano… la crisi non è detto che sia una catastrofe

Non tutto è negativo

Negli ultimi cinquanta anni molte cose hanno cambiato la nostra esistenza quotidiana, al punto che ogni tanto viene spontaneo chiedersi “Ma come facevamo prima? Come facevamo senza la lavastoviglie, la lavatrice o il condizionatore d’aria? Come facevamo senza il telefono cellulare, il fax, la stampante, l’ebook, il computer, internet e i social network? Come facevamo a guidare senza senza gli air-bag e le cinture di sicurezza?

E la pillola o il viagra, la TV ultrapiatta, i centri commerciali, i robot da cucina, i piccoli elettrodomestici, i cibi già pronti, le carte di credito, il microonde, il wi-fi, l’iPad, la fotocamera digitale, i microchip, le app, come potevamo vivere senza tutte queste cose, a cui oggi diamo così tanta importanza?

Siamo ormai talmente abituati a un certo tipo di comodità, da non poter neanche immaginare di poterne fare a meno: grazie al progresso, infatti, la qualità complessiva di molti aspetti della nostra vita è indubbiamente migliorata tantissimo, ma, siamo certi che lo siano tutti? Forse alcuni, al contrario, sono peggiorati parecchio. E di certo, non a causa della crisi economica.

La nostra vita è migliorata proprio in tutti i campi?

Per esempio, la nostra creatività si è inaridita sensibilmente, tanto che se andiamo avanti di questo passo potrebbe spegnersi del tutto (è molto più facile e comodo copiare che inventare). La nostra capacità di apprendimento, infatti, è diminuita drasticamente (sta scomparendo gradualmente la curiosità del sapere, inoltre non sforziamo più il cervello perchè abbiamo calcolatrici e computer che fanno un sacco di cose al nostro posto).

E la nostra capacità di comunicare? Non si è forse impoverita? I temi, le relazioni, le lettere, le cartoline, i bigliettini di auguri oggi sono stati sostituiti dalle più sbrigative e-mail, dagli sms, dai post su Facebook e su Twitter, e dall’ultima catastrofica invenzione che costringe gran parte della gente a circolare sempre connessa, a piedi e sui mezzi pubblici oltre che in auto, come dei veri e propri zombie: Whatshapp.

Mezzi che hanno “facilitato” davvero tanto la comunicazione, ma non possiamo certo dire che l’hanno arricchita. Allora, si starà chiedendo qualcuno, stiamo regredendo? Il genere umano, oltre a subire la crisi,  rischia di diventare progressivamente meno intelligente?

Non abbiamo più stimoli, ma la crisi non c’entra

Il rischio c’è. Crediamo di avere a disposizione tutto ciò che può servirci e, appunto per questo, non sentiamo più la necessità di inventare qualcosa di nuovo, così come non ci impegniamo per migliorarci. Pensiamo che tutto quel che vogliamo sapere si può trovare su google o su wikipedia, di conseguenza non abbiamo più stimoli e non ampliamo le nostre conoscenze in altri modi, limitiamo l’uso del cervello al minimo indispensabile per evitare di stressarci troppo.

Paradossalmente il genere umano era molto più intelligente, intraprendente e fantasioso quando il mondo era meno progredito di oggi; cioè quando si imparavano a memoria le tabelline, le coniugazioni dei verbi e le poesie. Quando si riempivano le pagine di un quaderno con le lettere dell’alfabeto per imparare la bella calligrafia, e di un tema si faceva prima la brutta e poi la bella copia.

Quando il grado di istruzione si misurava in base ai voti ottenuti sulla pagella, ma anche alla quantità di libri letti e all’impegno dimostrato nel perseguire certi risultati. Quando la vita, insomma, era meno comoda ma infinitamente più interessante, e lavorare costava molta più fatica fisica.

Le nuove generazioni

Le nuove generazioni non hanno termini di confronto per accorgersi del proprio decadimento intellettivo: in altre parole, chi non ha mai scritto più di un tema in vita sua pensa che un sms, o la chat di un social network, sia la forma di comunicazione più evoluta.

Quelle che invece hanno vissuto il vertiginoso sviluppo del progresso (la mia, ad esempio, quelli che oggi hanno 60 e più anni) hanno perso la capacità dei nostri avi di tramandare la storia, e pensano: “Godiamoci quel che abbiamo, cosa ci importa sapere come l’abbiamo ottenuto?”

In questo modo il progresso assume sempre più un fenomeno di speculazione commerciale. I computer diventano più potenti per costringerci ad aggiornarli frequentemente, i telefonini si arricchiscono ogni giorno di ulteriori funzioni (molte assolutamente inutili) e in breve diventano praticamente “preistorici”, soppiantati da un nuovo modello di cui, sembra, moltissimi non possono fare a meno. Le automobili sono meno inquinanti e sicure ma questo, ovviamente, significa doverle cambiare sempre più spesso.

E, come ben sappiamo (purtroppo) vengono destinati molti più investimenti nella ricerca sulle tecnologie delle comunicazioni, su quelle spaziali e sulla chirurgia estetica, piuttosto che all’istruzione e alla cultura.

Per fortuna è arrivata la crisi

Ma (per fortuna) è arrivata la crisi, che rallenta il progresso, l’effimero, il superfluo e rivaluta l’intelligenza. Il tenore di vita si ridimensiona per tutti, riumanizzandoci gradualmente. La curiosità, la creatività e il ragionamento oggi aprono più porte di una laurea in ingegneria; e quindi, come si alimenta l’intelligenza? Torniamo al punto di partenza: con la cultura, che rende liberi dalla schiavitù della politica, del gossip, della TV spazzatura e della tecnologia esasperata.

Forse è proprio questo che spaventa e frena gli investimenti in questo campo, con la scusa della mancanza di risorse economiche che comunque, chissà per quale strano motivo, in altri campi non scarseggiano affatto. Ma la sete di conoscenza è completamente gratis, è dentro di noi, dobbiamo solo risvegliarla, scuoterla vigorosamente e lasciarla libera di esprimersi: non sarebbe una fantastica sorpresa scoprire che, in questo modo, potremmo avere molta più soddisfazione nella vita?

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